L’edificio dell’Istituto Chimico, realizzato da Pietro Aschieri, rappresenta uno degli edifici più grandi della Città Universitaria ed è l’esito di una vicenda progettuale complessa e travagliata. Lo studio delle fondazioni e delle strutture speciali per il passaggio delle tubature per l’attività laboratoriale, ma soprattutto il continuo confronto dell’architetto con il direttore dell’Istituto Nicola Parravano hanno causato continui ritardi che hanno provocato l’apertura ben dopo l’inaugurazione ufficiale. Concepito come centro di eccellenza della chimica italiana per la ricerca e la didattica, il fabbricato presenta una combinazione di corti e di volumi raccordati da un asse baricentrico, combinazione oggi stravolta dalle successive trasformazioni: dalla sopraelevazione dei laboratori alla costruzione di locali in alcune corti. L’edificio è stato duramente colpito dal bombardamento alleato nel 1943, durante il quale una parte del fabbricato fu distrutta. L’ossatura in cemento armato e il rivestimento parte in litoceramica e parte in intonaco rispecchiano il linguaggio dell’intero complesso, ma la forma curvata della grande aula, situata nella parte posteriore e capace di contenere 500 persone, tradisce il temperamento espressivo del suo autore.