La Città Universitaria

L’istituto di Fisica (1932-1936)

L’architetto Giuseppe Pagano che lavorò al disegno e alla realizzazione dell’Istituto di Fisica (1932 -36), è tra i protagonisti intellettualmente più autonomi dell’architettura italiana del tempo. Perseguendo la ricerca di una qualità complessiva dell’ambiente costruito, istituì un intenso scambio di idee con Orso Mario Corbino, Antonio Lo Surdo, Franco Rasetti ed Enrico Fermi, esponenti della Scuola di Fisica e futuri utenti dell’opera costituita da due nuclei principali destinati alla Fisica Superiore e alla Fisica Sperimentale, completi di officine, di sale di esercitazione, della biblioteca e degli alloggi dei custodi, per un totale di 237 ambienti di cui 20 laboratori e 2 grandi aule gradinate.
La rinuncia a ogni ricerca esasperatamente individuale e la costante preoccupazione di contenere le spese di costruzione, confluirono nella compiutezza metodologica e formale del progetto. L’edificio è articolato in volumi nitidi, dall’aspetto coerentemente murario che determinano il ritmo degli spazi aperti delle corti e del nodo d’angolo tra il viale centrale e il piazzale della Minerva-Athena in corrispondenza con le funzioni interne, studiate e risolte in inedite forme tipologiche, perfettamente aderenti alla metodologia dell’insegnamento e della ricerca di quella straordinaria comunità di scienziati, incentrata su una collaborazione trasversale piuttosto che su una rigida gerarchizzazione. Attenta e informata all’innovazione tecnologica è la progettazione delle strutture, degli impianti e dei complessi sistemi manutentivi, come delle finiture e degli arredi che costituiscono un importante esempio della cultura del progetto e del prodotto industriale italiani.
Il carattere funzionalista dell’edificio che rifiuta ogni retorica monumentalista sulle ali del motto “orgoglio della modestia”, determina un’opera tanto disinvolta quanto colta, dai chiari riferimenti internazionali come alle coeve ricerche di una “modernità italiana”, tanto da essere unanimemente riconosciuta tra le più significative del Novecento italiano.